Focus on: la situazione delle banche italiane

Il 2020 è iniziato da poco, ma è già arrivato il momento di fare un focus sulla situazione delle banche italiane. Dobbiamo senza dubbio affermare che la situazione delle banche è migliora in modo abbastanza interessante nel corso degli ultimi mesi. Pensiamo soprattutto ai crediti deteriorati, che si sono ridotti del 60% circa, arrivando oggi ad appena 150 miliardi di euro rispetto ai 365 miliardi di euro di 4 anni fa. 

Nonostante questo clima positivo, si evince un malessere diffuso. Le banche italiane stanno meglio insomma rispetto a qualche anno fa, ma non possono comunque dirsi informa, un disagio che si rispecchia sui valori di borsa dei nostri titoli bancari che risultano infatti molto bassi. 

Ecco di seguito alcuni dei problemi delle banche italiane, per cercare di capire al meglio la situazione attuale. 

La trasformazione digitale delle banche italiane

Nel settore bancario, la spinta digitale è estremamente marcata, un settore questo che sta subendo una vera e propria trasformazione e dove stanno nascendo sempre nuovi servizi. A farla da padroni dal punto di vista della digitalizzazione, sono soprattutto le banche asiatiche. A quanto pare gli istituti del Vecchio Continente non riescono a tenere il passo con le banche asiatiche, gli istituti italiani in modo particolare. 

Le banche italiane non hanno investito abbastanza soldi nel digitale e nelle nuove tecnologie. Anche coloro che hanno scelto di intraprendere investimenti di questo genere, hanno sbagliato qualcosa, investimenti che sono stati un vero e proprio buco nell’acqua. Le banche italiane sono vecchie, incapaci di intraprendere la rivoluzione digitale di cui hanno bisogno, sempre un gradino sotto rispetto alle banche di ogni altro paese. 

Le dimensioni delle banche italiane

In Italia sono disponibili innumerevoli istituti bancari, nella maggior parte dei casi di piccole dimensioni. A quanto pare questo è un problema importante, perché in questo modo le banche italiane non possono diventare competitive sul mercato odierno. Sarebbe bene, anche secondo quanto affermato dalla stessa Banca d’Italia, che gli istituti di più piccole dimensioni si fondessero insieme così da dare vita a realtà più grandi e proprio questo motivo anche capaci di una maggiore competitività. Non solo, banche più grandi avrebbero modo di disporre di maggiori risorse da investire, per assumere sulle proprie spalle migliori competenze, per mettere in atto quella rivoluzione digitale di cui abbiamo sopra parlato, per ridurre i rischi. 


Dobbiamo ammettere che in realtà l’Italia ha iniziato a seguire questi suggerimenti. Nel corso degli ultimi 30 anni infatti abbiamo assistito ad un dimezzamento del numero delle banche proprio grazie a fusioni ed acquisizioni. A quanto pare però c’è ancora molto da fare per mettersi al pari degli altri paesi. Senza dimenticare poi che negli anni molte delle fusioni che sono state fatte in realtà si sono dimostrate dei veri e propri fallimenti. Le banche che hanno subito una fusione spesso infatti hanno saputo far scendere in campo solo le loro debolezze, anziché valorizzare i punti di forza di ogni singolo istituto e giocare di cooperazione e astuzia. 

Due problemi strutturali: stato feudale nelle banche e poche quote rosa 

Infine è doveroso ricordare due problemi strutturali che buona parte delle banche italiane purtroppo possiede: stato feudale interno e poche quote rosa. Quando parliamo di stato feudale interno, consideriamo il fatto che la maggior parte degli amministratori di una banca non intraprende questo mestiere per reale capacità ma solo per fedeltà, solo perché è lì da più tempo rispetto agli altri. Sono persone che non sanno valutare i rischi dei prestiti. Sono persone che spesso favoriscono gli amici e i conoscenti. Sono persone che non sanno capire se le iniziative che vengono loro sottoposte sono di dubbia serietà oppure no, si fidano e vanno avanti alla cieca. Come è facile comprendere, sono da considerarsi come una specie di cancro per la banca, che dall’intero tende a logorare il sistema in modo sempre più intenso sino al suo collasso, persone che quindi devono essere allontanate da quel posto di amministratori a favore di reclute più adatte. 


Per quanto riguarda le quote rosa, è importante sottolineare che secondo molti studi la presenza delle donne nelle banche aiuterebbe il loro benessere, banche che infatti possono arrivare a risparmiare anche oltre 7 milioni all’anno. Eppure nei due terzi delle banche italiane, il Cda è composto solo ed esclusivamente da uomini. Forse sarebbe il caso per le banche italiane di prendere in mano questi studi e modificare la composizione del Cda.