Per molti è il campionato più bello del mondo. Di sicuro è quello che smuove più denaro in assoluto. Parliamo del calcio inglese e della Premier League, un torneo nel quale c’è un giro d’affari tra i più alti al mondo grazie anche alla presenza di imprenditori tra i più facoltosi al mondo. È in Inghilterra che si concentrano le mire dei più ricchi del globo, specialmente magnati asiatici e ricche famiglie nobiliari dei paesi mediorientali. Un esempio eclatante è quello del Manchester City, il cui proprietario è Mansur bin Zayed Al Nahyan Mansour, tra i membri più illustri della famiglia reale di Abu Dhabi e che è riuscito a portare la squadra dei Citizen ad essere la più forte del paese tanto che secondo le quote riguardanti la Premier League anche quest’anno si presenta ai nastri di partenza del campionato da grande favorito davanti ad Arsenal e Liverpool. Ma qual è realmente il volume d’affari del calcio inglese? Cosa dicono i numeri ufficiali del business del pallone tra introiti del campionato e affari dei club?
I diritti tv in Inghilterra
Come succede anche in altri settori e ovviamente in altri campionati, tra i fattori che più contano nell’entrata di denaro sia nei club che nella stessa federazione di calcio inglese c’è sicuramente il volume di denaro derivante dalla vendita dei diritti televisivi delle partite. In Inghilterra sono Sky, Now, Prime e TNT Sports a trasmettere le partite di campionato e queste a fronte di un abbonamento offerto agli spettatori abbastanza equo, spendono per potersi garantire la trasmissione delle gare circa 6,7 miliardi di sterline, ovvero 7,8 miliardi di euro in quattro anni (queste le cifre dell’ultimo accordo per la trasmissione delle gare dal 2025 al 2029). Il che significa che da sola la compravendita dei diritti rappresenta più della metà delle entrate totali della Premier. Sì perché poi ci sono le entrate commerciali che, stando ai dati del 2023, hanno rappresentato il 28% del totale immesso nel calcio inglese, con 2,2 miliardi di euro entrati nelle casse dei club inglesi, tra l’altro in aumento rispetto al 2022 del 13%. Per i club, inoltre, non bisogna dimenticarsi dei ricavi derivanti dalle partecipazioni e dalle vittorie delle varie competizioni. Vincere fa bene, si sa, ma in questo caso, alla fine del 2023, i club d’oltremanica hanno ricavato un miliardo di euro. Poi, ultimo ma non ultimo aspetto, bisogna considerare i ricavi derivanti dalla gestione dei calciatori che fa segnare un +811,2 milioni di euro per i club inglesi. Andando ancor più nello specifico, tra i club più ricchi in termini di ricavi c’è il Manchester City (che immette nelle proprie casse quasi 980 milioni di euro), poi Chelsea (795 milioni) e Manchester United (780 milioni).
I costi dei club
Naturalmente oltre alle entrate i club devono prevedere delle uscite. E arrivare pari nei bilanci o persino guadagnare è cosa molto difficile oggi. Persino in Inghilterra. E infatti alla fine del 2023 i club inglesi hanno perso complessivamente 827,2 milioni di euro. Le uniche squadre ad aver registrato un segno ‘più’ nei bilanci aziendali sono stati il Brentford FC, che ha segnato un utile netto di 12,7 milioni di euro, il Bournemouth FC (51,8 milioni di euro), il Manchester City FC (93,6 milioni di euro) e il Brighton (143,1 milioni di euro). Il netto dei costi o dei ricavi deriva da ingenti spese che in totale tra tutti i club inglesi ammontano a 8,7 miliardi di euro nel 2023. Ci sono chiaramente le spese del personale, che valgono 4,7 miliardi di euro e poco più della metà dei costi complessivi. Ammortamenti e svalutazioni sono state calcolate in circa 2,7 miliardi di euro e poi altri 2 miliardi, circa, di altri costi legati alle operazioni di compravendita dei calciatori.
You may also like
-
Per la prima volta Fortinet supera un miliardo di dollari di fatturato: ecco i dati del terzo trimestre 2021
-
Come migliorare la produttività aziendale: l’esempio di Vienna
-
Buste personalizzate, un potente mezzo di comunicazione
-
Spedizioni internazionali: consigli sul commercio con l’Inghilterra
-
Le aziende alimentari italiane guardano ai mercati asiatici in modo positivo